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In quarantena

Mese: Maggio 2020

Fake news, sovranismo, coronavirus – le armi della Russia per la conquista dell’Europa

Posted on 2020/05/31 - 2020/06/03 by margarita99

I- Contesto geopolitico

Dopo la vittoria di Trump alle ultime elezioni, gli Usa hanno intrapreso la strada del “prima gli americani”, abbandonando diversi trattati internazionali e sottraendosi a politiche di sostegno e aiuto verso i suoi alleati, Europa in primis. Considerando anche le difficoltà strutturali di alcuni stati membri e la reciproca diffidenza dei singoli Paesi, l’Unione Europea è diventata “terreno di conquista” di altre due potenze, la Russia e la Cina. Quest’ultima da qualche anno ha avviato con l’Italia alcuni accordi commerciali (ad es. il bri e intese preliminari per la rete 5g sul suolo italiano). La Russia invece mantiene buoni rapporti con Roma da molti anni, culminati con importanti azioni di supporto nella lotta al coronavirus. Da sottolineare, tuttavia, è il fatto che Mosca predilige interagire con i singoli stati e non con Bruxelles, in quanto ve ne sono alcuni appartenenti all’Unione strettamente filoamericani e russofobici (Polonia in testa) che si opporrebbero sistematicamente ad ogni apertura. Alla Russia conviene un’Europa divisa. Oltreoceano, guardano con una certa preoccupazione le operazioni di Russia e Cina in Europa, ma proseguono nella politica di disingaggio.

 

II- Coincidenze e modus operandi

Da qualche anno si segnalano ingerenze social di estrema destra mirate a rendere virali bufale e fake news per spostare l’opinione pubblica verso posizioni sovraniste; più o meno contemporaneamente sono esplosi scandali su presunti fondi neri russi intascati dalla Lega, che nel frattempo ha assorbito l’efficientissima strategia social di Steve Bannon, l’uomo che ha portato Trump alla Casa Bianca grazie ai big data di Cambridge Analytica. Per completare il quadro, a queste coincidenze ne va aggiunta un’altra, lo scandalo del russiagate: mentre gli uomini di Trump, sul mondo social, affidavano a precisi algoritmi promesse elettorali e slogan (seguendo le analisi dei big data di Cambridge Analytica), un gruppo di hacker russi screditava i democratici pubblicando online alcune delle loro email. Trump viene eletto presidente degli Stati Uniti.

 

III- L’ennesima bufala: il virus creato in laboratorio

Su internet sono diventate virali almeno due teorie cospirazioniste: entrambi riconoscono l’artificiosità del virus, che sarebbe stato “assemblato” in laboratorio, ma una versione attribuisce la colpa a un errore dei cinesi, l’altra a un attacco “chimico” degli americani. In particolare, la versione cinese ha avuto forse più fortuna perché supportata da un gruppo hacker denominato “κατέχον”, riconducibile alla destra cattolica, e ripresa poi da un altro gruppo di hacker americani, sempre di matrice conservatrice. Questi hacker avrebbero bucato la sicurezza dei server del laboratorio di Wuhan, della fondazione Bill e Melinda Gates e di altre organizzazioni, pervenendo alla prova che si tratta di un virus manipolato in laboratorio. La prova consiste in uno screenshot di una email proveniente da un indirizzo del laboratorio di Wuhan, dove si dice che il sars-cov-2 è stato combinato con parti di hiv. Naturalmente il valore probante è nullo perché chiunque avrebbe potuto creare ad arte uno screenshot simile; inoltre, è dimostrato che gli indirizzi email e le password che questi hacker vantano di aver ottenuto sono in realtà risalenti a un attacco del 2016. Siamo quindi di fronte all’ennesima bufala messa in giro ad arte da gruppi di destra.

 

IV- A chi conviene?

Partiamo da una considerazione: Trump ha tutto l’interesse a far credere al mondo che la pandemia sia colpa della Cina; significherebbe infatti perdita di prestigio, meno appeal per capitali esteri e meno partner commerciali per la potenza del Sol Levante, oltre alla forte battuta d’arresto alla crescita del pil, riuscendo dove le sanzioni americane avevano fallito. Trump stesso ha tutto l’interesse ha supportare la bufala della responsabilità cinese; ma non spiegherebbe perché è virale anche la versione della responsabilità americana.

Chiunque siano, è ormai chiaro come operano questi gruppi di destra. Attraverso bot, diffondono fake news, rimpolpano i numeri delle pagine dei politici sovranisti, commentano negativamente quelle degli avversari. Se restringiamo il campo all’Italia, questo è quanto avvenuto e quanto continua ancora ad avvenire con i partiti politici di Salvini, Meloni e gruppi minoritari di estrema destra (ad es. Fiore). Tutti partiti sovranisti, fortemente anti-europei, che hanno o che cercano contatti con i magnati russi.

Cerchiamo di mettere insieme i pezzi del puzzle:

1) Ci sono hacker russi che hanno voluto Trump alla Casa Bianca, cioè l’uomo che avrebbe indebolito la politica estera americana verso gli alleati;

2) la Russia è stretta a tenaglia fra l’Europa filo-americana da un lato e la Cina dall’altro; bloccata nei negoziati con l’Europa da stati come la Polonia, ha tutto l’interesse a smembrare l’Unione;

3) alcuni magnati russi sostengono finanziariamente gruppi politici sovranisti europei, che spingono quindi per l’uscita dall’Europa;

4) alcuni hacker di destra (nazionalità sconosciuta) hanno cercato di dare forza alla bufala del virus creato dai cinesi;

5) le bufale che incolpano Usa e Cina per la pandemia vanno a vantaggio della Russia; indeboliscono infatti il consenso dell’opinione pubblica per gli Usa e minano la già scarsa fiducia verso i cinesi, con cui si avvieranno a breve strette collaborazioni sul suolo italiano per il 5g.

Mi sembra quantomeno lecito supporre che dietro alle fake news anti-europeiste prima, e sul complotto del virus poi, ci sia un disegno della Russia di Putin che mira a staccare sempre di più l’Europa dall’influenza americana e ad accrescere la diffidenza nei confronti della Cina e tra gli stati stessi dell’Unione, minandone le fondamenta stesse. Infatti, se vuole ritagliarsi il ruolo di “terzo polo” nell’imminente guerra fredda fra Usa e Cina, ha disperatamente bisogno di allargare la sua sfera d’influenza sul continente europeo.

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Approfondimenti:

(I) Limes: “America contro tutti” (dicembre 2019) e “Il vincolo interno” (maggio 2020).

(II) Report: “La fabbrica della paura” e “Il virus nero”; vedi anche questo e questo articolo di Open.

(III) Bufala dell’Avigan e casapound; Fake news di Salvini e Meloni; Wired; Vice (che parla di “neonazisti”); anonymous.

(IV) Trump accusa la Cina.

Posted in TemiTagged destra, fake news, geopolitica, hacker, pandemia

Bill Gates: accumulazione capitalista e pandemia

Posted on 2020/05/29 - 2020/05/29 by margarita99

“Il processo di produzione capitalistico è sostanzialmente un processo di accumulazione.”

Marx ed Engels, Il Capitale

 

Dall’Ottocento, secolo in cui è vissuto Marx, molte cose sono cambiate: il mondo della finanza, gli assetti geopolitici, la globalizzazione, la delocalizzazione e lo smembramento del corpo proletario; ma una cosa è rimasta essenzialmente la stessa: il capitalismo come tendenza all’accumulazione e all’accentramento di potere.

Senza girarci troppo intorno, l’esempio parossistico dei mostri che crea questo sistema economico è Bill Gates, attualmente il secondo uomo più ricco del mondo. Come investitore delle maggiori case farmaceutiche, ha nelle sue mani il destino degli stati colpiti duramente dalla pandemia. Non solo: Gates, attraverso la sua fondazione “filantropica”, risulta essere il secondo maggior finanziatore dell’OMS (10% del budget, dietro solo agli Usa che contribuiscono per il 15%), il che significa che un singolo uomo ha più peso di tutti gli stati del mondo (eccetto gli Usa). Se si pensa che con i suoi soldi questo magnate “orienta” l’attività dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, spingendola a suonare l’allarme per una certa patologia piuttosto che un’altra (non è dimostrato, ma tanta filantropia merita certamente di essere ricompensata, se non si vuole perdere il secondo maggior investitore), ecco che troviamo Gates all’inizio e alla fine della catena di accrescimento del capitale.

Marx ed Engels avevano individuato la seguente legge capitalistica: D – M – D’. Il capitalista investe del denaro (stabilimento, macchinari, ecc. -capitale fisso-; materie prime, salari, manutenzione, ecc. -capitale variabile-); produce quindi delle merci (M), che vende sul mercato appropriandosi di una parte del lavoro operaio (plusvalore), ottenendo un capitale maggiore di quello investito (D’). Lo schema che viene riconosciuto oggi per rendere conto del capitalismo finanziario (ad esempio da Canfora) è invece in seguente: D – D’. Lo si può capire facilmente seguendo le trame di Bill Gates: si investe un capitale D nell’OMS e nelle case farmaceutiche; suonano determinati allarmi sanitari (magari lanciati proprio dall’OMS) circa la necessità di vaccini o farmaci specifici; Gates incassa un capitale maggiore D’ dalle vendite di queste merci agli stati. Ecco il meccanismo perverso che mette nelle mani di una sola persona la salute mondiale e, tra gli altri, gli esiti della pandemia da coronavirus.

Non è tutto. Gates ha pubblicamente dichiarato (almeno in una discussione sul sito reddit.com*) che nella lotta al covid è di grande utilità il “tracciamento digitale”. Un’affermazione che ha giustamente acceso un campanello d’allarme: Gates è infatti a capo di un progetto chiamato “ID2020” (facilmente consultabile su internet), che lavora proprio per fornire alle popolazioni del mondo una “identità digitale” a cui associare una serie di informazioni, ad esempio i vaccini sommistrati. Ma nulla, in linea teorica, impedisce che vi possano essere associati o estrapolati altri tipi di dati (ad esempio informazioni su conti e transazioni bancarie), che sarebbero in mano a un privato, accrescendone a dismisura il potere (lo scandalo di Cambridge Analytica impallidirebbe al confronto) e ledendo il fondamentale diritto alla privacy di ogni cittadino. Insomma, col cavallo di troia della salute pubblica, c’è il rischio che le nostre vite si ritrovino presto in un Grande Fratello diretto da un’azienda privata.

ID2020 è un progetto finanziato da Microsoft, Rockefeller e Gavi Vaccine (informazioni pubbliche in chiaro sul sito). La Gavi Vaccine è a sua volta molto vicina a Gates. Infatti, sempre col metodo “filantropico” delle donazioni, il magnate risulta finanziariamente presente in molte delle organizzazioni che partecipano alla Gavi Vaccine: CIFF, Nexleaf Analytics e Shifo sono solo alcuni nomi che presentano il nome del magnate tra i finanziatori. 

Ancora una volta Gates, col metodo delle donazioni, potrebbe “spingere” ong e aziende farmaceutiche a sostenere la necessità di una schedatura digitale della popolazione, simile a quella che si fa per i capi di bestiame, con tutti i pericoli che ne conseguono per le libertà personali (immaginate un oppositore politico in un regime dittatoriale come quello cinese…).

Naturalmente non si vuole condannare la filantropia: la sua stessa esistenza dimostra l’ingiustizia del sistema economico capitalistico ma, se non lo si può cambiare, non c’è niente di male nell’atto temporaneo di condividere per aiutare. Il problema sorge quando, come si è visto, l’azione filantropica è potenzialmente interessata e si è in conflitto di interessi. Se con una mano si finanziano le grandi case farmaceutiche e allo stesso tempo, con l’altra, si elargiscono somme enormi all’OMS, superando quelle di tutti gli stati (eccetto gli Usa), il meccanismo diventa ben poco filantropico e molto capitalistico; per giunta, il progetto d’identità digitale che Gates spinge con la Microsoft e la Gavi Vaccine “per il benessere del mondo” ha tutti i prodromi della peggiore delle distopie. Questo è Bill Gates, il vero volto del capitalismo.

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*https://www.reddit.com/r/Coronavirus/comments/fksnbf/im_bill_gates_cochair_of_the_bill_melinda_gates/

Posted in TemiTagged capitalismo, pandemia, privacy

La Morale Anarchica – Kropotkin contro Kant e Nietzsche

Posted on 2020/05/25 - 2020/05/25 by margarita99

“Lo spirito del fanciullo è debole, è così facile sottometterlo col terrore… Lo rendono timido, ed allora gli parlano dei tormenti dell’inferno; innanzi ai suoi occhi fanno balenare le sofferenze dell’anima dannata, la vendetta di un dio implacabile. Poco dopo gli parleranno degli orrori della Rivoluzione, e sfrutteranno un eccesso dei rivoluzionari per fare del fanciullo un “amico dell’ordine”. Il religioso l’abituerà all’idea della legge per farlo meglio obbedire a ciò che chiamerà la legge divina, e l’avvocato gli parlerà della legge divina per farlo meglio obbedire alla legge del codice.

Così il pensiero della generazione vegnente prenderà questa piega religiosa, questa piega autoritaria e servile nel tempo stesso – autorità e servilismo van sempre di conserva -, quest’abitudine di sottomissione che noi dobbiamo riconoscere purtroppo nei nostri contemporanei.”

Ecco il cuore del problema morale, messo nero su bianco da Kropotkin nel 1890 nell’opuscolo intitolato La Morale Anarchica: la pedagogia. Proprio intorno a quel periodo, se guardiamo in Italia, erano numerosi i pedagogisti che affermavano con forza la centralità dell’insegnamento religioso nella formazione morale del fanciullo (Rosmini, Capponi, Gioberti e soprattutto gli asili di Aporti, precocissime macchine di indottrinamento). Là dove non arrivava la longa manus dei ministri di dio, vi era quella borghese: la scuola doveva infatti formare i giovani per l’entrata nel mercato del lavoro, il che – tradotto – significava fornirgli un’istruzione di base (a volte mascherata da filantropia, come nel caso delle scuole di mutuo insegnamento) per poi impiegarli come forza-lavoro nelle fabbriche. È nelle scuole e nei processi educativi in generale che si genera la morale autoritaria e servilista; come osserva giustamente Kropotkin, le due cose vanno a braccetto. Ogni membro della classe media, anche il piccolo borghesuccio di paese, sa comportarsi da padrone, imitando il modello che ha assorbito da fanciullo (il Padre onnipotente che punisce gli uomini che non seguono la sua parola; il Capitalista sulla vetta della piramide sociale); ma sa comportarsi anche da suddito servile e fidato, senza il quale non vi sarebbero padroni, sempre secondo il modello che gli è stato insegnato da piccolo (la “pecora smarrita” guidata dal prete, il pastore di “anime”; l’ingranaggio del sistema capitalista).

La Morale Anarchica di Kropotkin è figlia del suo tempo, imbevuta di ideali positivisti e di elementi evoluzionistici: tutta la filosofia della seconda metà dell’Ottocento risente pesantemente dell’influenza de L’Origine della Specie di Darwin. Di qui il rifiuto radicale di ogni metafisica e di ogni morale fondata su di essa, giungendo ad inscrivere il bene e il male nel mondo animale: qui questi concetti considerati metafisici si riducono a ciò che è utile per la specie e a ciò che le reca danno. Così, scrive Kropotkin, è buona la formica che condivide con quelle affamate il cibo trovato, com’è buono l’uomo che non accentra avidamente le ricchezze per sé ma le condivide con chi non è abbiente. Entrambi operano per il bene della specie. Questo bene viene definito così da Kropotkin:

“Tratta gli altri come a te piacerebbe di esser trattato da loro in circostanze analoghe.” (cap. VI)

Questa definizione mette in grande imbarazzo l’impianto morale che Kropotkin cerca di sostenere. Esso può essere abbattuto con tre colpi di “filosofia del martello” (l’espressione è nitzscheiana).

I colpo: il prete rientra dalla finestra

Innanzitutto, ecco che il prete, messo alla porta all’inizio dell’opera, rientra dalla finestra. Leggiamo proprio nel vangelo di Matteo:

“Tutte le cose che voi volete che gli uomini vi facciano, fatele anche voi a loro; perché questa è la legge dei profeti.” Matteo 7, 12

Come conciliare l’avversione di Kropotkin per i preti che avvelenano la mente del fanciullo con l’etica cristiana e la sua idea di bene che è esattamente la stessa dei vangeli? Bisogna correggere il tiro e dire che, dal punto di vista anarchico, il prete insegna la via corretta dell’agire etico, ma ne rappresenta un cattivo esemplare. Dunque, va spostato il fondamento: dalla metafisica – dio – alla biologia evoluzionista – specie -, in un procedimento che ricorda da vicino il rovesciamento di Feuerbach; ma il nucleo etico non cambia. Il fanciullo è moralmente ben formato dal prete; ora non gli resta che sbarazzarsi di dio (di cui Nietzsche aveva già annunciato la morte qualche anno prima).

II colpo: non capire la Critica della Ragion Pratica

Nel capitolo I, Kropotkin scrive:

“Perché dovrei essere morale? […] dovrei esserlo perché Kant mi parla di un imperativo categorico, di un ordine misterioso che proviene dal fondo del mio io stesso e che mi ordina di essere morale. Ma perché questo imperativo categorico dovrebbe avere maggiori diritti sui miei atti che quell’altro imperativo il quale, di tanto in tanto, mi darà l’ordine di ubriacarmi?

Una parola, nulla più di una parola, non diversamente da quella della Provvidenza o del Destino, inventata per ricoprire la nostra ignoranza!”

È evidente che Kropotkin non ha capito Kant. L’imperativo categorico, che viene definito “ordine misterioso”, è ciò che si contrappone all’agire naturale degli istinti. Se si ammette che l’uomo è capace di arbitrio, ci sono due livelli, ben esemplificati dal mito della biga alata di Platone: da una parte il regno degli istinti (l’agire naturale, non etico), dall’altro il regno dei fini, il mondo ideale dove ognuno obbedisce incondizionatamente alla legge morale. L’uomo si trova nel mezzo: può scegliere – in quanto libero – di aderire ora all’uno, ora all’altro. “L’altro imperativo” che ordina a Kropotkin di ubriacarsi si chiama “massima”, ed è un principio pratico soggettivo che non ha nulla a che fare con la legge morale. Se invece cerchiamo la definizione di legge morale nella Critica della Ragion Pratica, eccola:

“Agisci in modo che la massima della tua volontà possa sempre valere come principio di una legislazione universale.”

In Fondazione della Metafisica dei Costumi, troviamo altre due versioni dello stesso principio:

“Agisci in modo da trattare l’umanità, sia nella tua persona sia in quella di ogni altro, sempre anche come fine e mai semplicemente come mezzo.”

“Agisci in modo che la volontà, in base alla massima, possa considerare contemporaneamente se stessa come universalmente legislatrice.”

Si tratta, come si vede, di versioni più complesse della stessa definizione data da Kropotkin, che, a quanto pare, era kantiano a sua insaputa. Se l’agire etico, come sostiene, è fare agli altri ciò che si vuole sia fatto a noi, allora significa, esattamente come scrive Kant, che le nostre azioni, per essere etiche, devono considerarsi universali, valide per gli altri e per noi.

Kropotkin, nel capitolo X, si chiede se la sua etica sia egoistica o altruistica, concludendo che non è né l’una né l’altra: è una distinzione fittizia, perché agire altruisticamente per la specie è anche agire egoisticamente per se stessi. La stessa cosa è sostenuta da Kant, in termini diversi, nella Critica della Ragion Pratica. Ma anche leggendo soltanto la terza definizione di legge morale, si coglie immediatamente come il soggetto che agisce eticamente è allo stesso tempo legislatore (la sua volontà è diretta secondo la massima, cioè secondo un principio pratico soggettivo, fondato sull'”io”) e soggetto alla legislazione universale (la sua volontà ubbidisce all’imperativo categorico, cioè coincide con l’oggettività formale e impersonale della legge etica). Anche in Kant, come in Kropotkin, soggettivo e oggettivo, egoismo e altruismo, coincidono nello stesso punto: l’agire etico.

III colpo: Nietzsche e Darwin, il colpo di grazia

Cosa resta allora della morale anarchica, oltre il messaggio evangelico e kantiano? L’agire morale è l’utile della specie, il male ciò che gli reca danno, scrive Kropotkin sotto l’influenza darwinista. Un’influenza però oltremodo superficiale, come ci spiega Nietzsche – che Darwin l’aveva capito molto più a fondo – ne La Gaia Scienza. Se dunque vogliamo parlare di cosa è bene per la specie (e non di cosa è bene in sé), troviamo che tutto ciò che gli uomini sono portati a fare per natura è funzionale alla conservazione della specie. Mentre Kropotkin si aggira nella superficie delle cose, liquidando Kant con una battuta, i preti “in sottana” con un’altra, Nietzsche, questo genio della decostruzione, va al fondo delle cose: non esistono fenomeni morali, solo interpretazioni morali di fenomeni. Kropotkin fa parte della pantomima “stilistica” moraleggiante, con cui si abbelliscono le azioni umane, tanto quanto Kant o i ministri di dio. Mentre l’anarchico che aderisce “un momento sì e l’altro no” all’evoluzionismo si rammarica per la presenza di assassini nella società (ad esempio di Jack lo squartatore), Nietzsche ci spiega che essi fanno il bene della specie tanto quanto i moralisti come Kropotkin: quelli, infatti, contribuiscono alla causa della razza umana conservando e tramandando istinti senza i quali essa non sarebbe potuta – e non potrebbe – sopravvivere. In sostanza, se l’agire morale è l’utile della specie, allora tutto (compreso ciò che comunemente viene ritenuto male) è morale. Questo è il paradosso a cui conduce ogni etica che abbia la pretesa di fondarsi sulla conservazione della specie, come evidenziato magistralmente da Nietzsche ne La Gaia Scienza; questo è il motivo per cui Kant ritiene che non si possa parlare di morale in riferimento all’agire naturale; ed è questo il motivo decisivo per cui La Morale Anarchica di Kropotkin non è niente di più che un documento storico ininfluente dal punto di vista della filosofia morale.

Posted in PensieroTagged anarchia, Darwin, etica, filosofia morale, Kant, Kropotkin, Nietzsche

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